E’ iniziato già da qualche settimana l’esame per la conversione in legge del Decreto Legge 24 gennaio 2015, n.3, recante misure urgenti per il sistema bancario e gli investimenti, noto anche come Investment Compact.

Con tale decreto nasce la categoria delle “PMI innovative” che al pari delle startup innovative può beneficiare di una serie di agevolazioni. In realtà, non sta facendo clamore tanto il testo del decreto in sé, ma quello degli emendamenti presentati. In particola un emendamento al DL “Investment Compact” ha sollevato un’accesa discussione; l’articolo incriminato è il n.4  comma 10 bis dove si legge:

“Al solo fine di favorire l’avvio di attività imprenditoriale e con l’obiettivo di garantire una più uniforme applicazione delle disposizioni in materia di start-up innovative e di incubatori certificati, l’atto costitutivo e le successive modificazioni di start-up innovative sono redatti per atto pubblico ovvero per atto sottoscritto con le modalità previste dall’articolo 24 del codice dell’amministrazione digitale, di cui al decreto legislativo 7 marzo 2005, n. 82. L’atto costitutivo e le successive modificazioni sono redatti secondo un modello uniforme adottato con decreto del Ministro dello sviluppo economico e sono trasmessi al competente ufficio del registro delle imprese di cui all’articolo 8 della legge 29 dicembre 1993, n. 580, e successive modificazioni”

In pratica, l’articolo prevede di poter redigere o aggiornare l’atto costitutivo di una startup innovativa tramite atto pubblico, attraverso il ricorso a un notaio, o con firma digitale.

innovationbulbsm_0La discussione su questo emendamento è molto accesa nel mondo notarile, tanto che, tramite il consiglio nazionale del notariato, è stata emessa una nota stampa in cui si invita il Governo ad un serio ripensamento della normativa in questione per evitare di mettere a rischio l’intero sistema societario italiano. La preoccupazione del notariato risiede nell’utilizzo della sola firma digitale non autenticata su un modello standard che, secondo i notai, non garantisce nulla sull’identità della persona che la sta usando. Inoltre, per i notai, la normativa potrebbe dar luogo ad un incremento dei furti di identità.

Il parere di coloro che si occupano di startup è ovviamente opposto, i quali hanno risposto al mondo notarile con un altro comunicato stampa in cui si legge che:

“gli emendamenti all’Investment Compact sulla normativa per la Startup Innovativa […] sono buoni, necessari ed urgenti. Tutte queste misure sono di fondamentale importanza per consentire di proseguire sulla strada dell’agevolazione di questo modello di impresa, che tutt’ora soffre dei limiti di un sistema-paese uso a drenare valore dalle imprese prima ancora che queste siano in grado di sostenersi sulle proprie gambe”

La preoccupazione dei notai quindi sta nella possibilità di creare società di cui sarà difficile stabilire la proprietà. L’entusiasmo di coloro favorevoli agli emendamenti deriva dalla convinzione che tali emendamenti consolidano una normativa tesa a facilitare la nascita e la crescita di nuove imprese innovative.

I rischi in termini di trasparenza sono fondati, ma un intervento di riduzione della burocrazia per le piccole imprese e le startup, anche se solo quelle innovative, andava assolutamente fatto ed è difficile che il Parlamento farà un passo indietro.