Ancora una volta l’FBI torna a condannare la crittografia, definendola un ostacolo per la sicurezza nazionale e mondiale.

Il direttore dell’ente investigativo Christopher Wray ha infatti riaperto il dibattito durante la conferenza annuale dei capi dei corpi di polizia, dichiarando che nell’ultimo anno l’FBI non è riuscito ad accedere ai dati di ben 6.900 smartphone, ovvero circa la metà di quelli che erano stati sequestrati.

Si tratta di dispositivi sottratti a soggetti sospetti allo scopo di raccogliere informazioni e condurre indagini in ambito di narcotici, traffico di esseri umani, antiterrorismo, controspionaggio, gang, criminalità organizzata e sfruttamento di minori.

Non è certo la prima volta che l’FBI si scontra con la crittografia: già nel 2016 in seguito all’attentato terroristico di San Bernardino, in California, fu necessario rivolgersi a specialisti e sborsare cifre astronomiche per riuscire a craccare lo smartphone dell’attentatore, visto che la Apple si rifiutò di sbloccare il dispositivo, decisa a tutelare la privacy di tutti i suoi utenti.

Così come il gigante di Cupertino, tante altre aziende tecnologiche rimangono fedeli ai loro princìpi e reputano indispensabile proteggere la privacy digitale dei loro clienti, opponendosi al recupero di dati e informazioni private anche in presenza di un mandato ufficiale.

Anche Alan Woodward, esperto di cyber-security e professore all’Università del Surrey, è intervenuto nel dibattito, rilasciando delle dichiarazioni a BBC News.

Seppur problematica per le indagini, ha spiegato Woodward, la crittografia rimane imprescindibile ed aprire “back doors” o indebolire i sistemi di sicurezza dei dispositivi si rivelerebbe ancor più rischioso per l’intera comunità.

Inoltre, anche se le case produttrici non costruissero tali sistemi di codifica, sarebbe possibile ottenere lo stesso risultato attraverso appositi software con cui celare i dati.

Rimane dunque da chiedersi se sarà possibile prima o poi trovare “l’equilibrio tra crittografia e strumenti investigativi per la pubblica sicurezza” a cui aspira Wray.