E’ recente la delibera del Consiglio dei ministri per l’approvazione di un regolamento, da adottarsi con Decreto del Presidente della Repubblica, che adegua il regolamento anagrafico della popolazione residente alla disciplina che ha istituito l’ Anagrafe nazionale della popolazione residente.

In pratica, il provvedimento regola l’integrazione delle anagrafi comunali in un’unica base dati.

L’ Anagrafe nazionale della popolazione residente (ANPR) è stata introdotta nel nostro ordinamento con il decreto legge 18 ottobre 2012, n. 179. L’istituzione di un’unica struttura per la gestione dei dati anagrafici che subentra all’Indice Nazionale delle Anagrafi (INA), all’Anagrafe della Popolazione Italiana Residente all’Estero (AIRE) e, gradualmente, alle Anagrafi curate dai comuni, si inquadra all’interno del programma di accelerazione del processo di informatizzazione della pubblica amministrazione e di razionalizzazione e di semplificazione dell’azione amministrativa e implica la necessità di aggiornare la disciplina che regola la materia degli adempimenti anagrafici.

anagrafe

Nell’ Anagrafe nazionale della popolazione residente è inserito anche il “domicilio digitale”, recante l’indirizzo di posta elettronica certificata (Pec) che il cittadino può anche scegliere come canale esclusivo di comunicazione con la PA.

Gli ostacoli alla realizzazione del database unico nazionale anagrafico sono soprattutto di natura tecnologica. Ci sono circa 54mila banche dati per 9.400 amministrazioni con 270 differenti applicativi. Per non parlare delle migliaia di differenti estensioni e modalità di archiviazione usate dalla PA. Il panorama tecnologico spazia dai più comuni database che usano il modello relazionale Sql, ai tanti file gestiti tramite software proprietari, fino ai più rudimentali elenchi di dati salvati in .pdf oppure addirittura in .txt.

 

consolidare

 

Ma i tempi sembrano dover essere rapidi. Il regolamento approvato, si legge nella nota, consentirà l’istituzione di un’unica banca dati che sostituirà le attuali 8 mila esistenti. Si parte con i Comuni più piccoli (sotto ai 100 mila abitanti) per poi chiudere con le grosse città. Entro la fine del 2016 l’anagrafe nazionale della popolazione residente dovrebbe essere pienamente operativa. Se non dovesse esserlo rischia anche lo SPID.